di Paolo Ferri, Università La Bicocca, Milano
Che La buona scuola, con tutti suoi limiti e le sue mediazioni, fosse un passo avanti di grande rilevanza per adeguare e innovare il nostro sistema formativo, lo avevamo intuito, e spiegato in un articolo su Agenda digitale a luglio, nel corso del tormentato iter parlamentare del provvedimento. Ora, gli effetti de La buona scuola si vanno dispiegando e precisando, e con il Piano Nazionale Scuola digitale, reso pubblico il 27 ottobre, possiamo affermare di essere di fronte al primo intervento organico, meditato e approfondito su questo tema dal 1998. Cioè dal Piano di Sviluppo delle Tecnologie Didattiche (PSTD) dell’allora Ministro dell’Istruzione Luigi Berlinguer. Si tratta, infatti, da allora, del primo documento ufficiale (138 pagine, ben scritte e strutturate) del MIUR che prova dare unitarietà e un nuovo indirizzo politico alle azioni che in questi ultimi 20 anni sono state intraprese, in maniera spesso poco coordinata, da MIUR, INDIRE, USR e istanze scolastiche territoriali locali.
L’idea forte del Piano: la tecnologia al servizio degli apprendimenti
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