di Luigi Accattoli per http://www.vinonuovo.it/
Ho passato una giornata a leggere lentamente il piccolo volume di Damiano Modena intitolato Carlo Maria Martini. Il silenzio della Parola pubblicato ora in coedizione dal “Corriere della Sera” e dalla San Paolo nel primo anniversario della morte del cardinale. Don Damiano è il prete a cui Martini nel settembre del 2009 chiese: “Te la senti di accompagnarmi fino alla morte?”. La loro convivenza è durata tre anni ed ora don Damiano racconta i minimi colloqui quotidiani e le poche riflessioni ad alta voce che ha colto dalla bocca del suo assistito in quel triennio di passione: passione di un uomo della comunicazione che perde la capacità di parola. “Dobbiamo perdonare Gesù perché ha fatto partecipi gli apostoli e pochi altri della sua Resurrezione”: queste parole – dette a poco più di un mese dalla morte – le ho trovare alla pagina 111 e sono forse le più penetranti del volumetto.
Don Damiano le parafrasa così: “Perché la Resurrezione sia stata offerta a pochi mentre la morte di Gesù è stata pubblica”. “Sono vecchio e malato, ma non smetto di fare progetti, falli anche tu” dice Martini in un’altra pagina a un ventenne colpito da una malattia invalidante. “Qui sto capendo qualcosa in più del valore del corpo” confida durante un periodo di ricovero in una clinica specializzata. “Sono curioso di vedere come va a finire” risponde a chi gli chiede che cosa provi negli istanti che precedono le cadute sempre più frequenti. “La morte mi spaventa. Perché, se Gesù è morto per tutti, noi dobbiamo morire?” è un’altra domanda del Giobbe che è anche stato il nostro Martini. E che due giorni prima di morire ebbe a dire, mangiando a gran fatica il suo ultimo pasto: “Sono pronto alla morte”. Grazie Carlo Maria di ogni parola.
post originale qui http://www.vinonuovo.it/index.php?l=it&art=1405
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