Caro professore,
effettivamente il tempo è ciò che sento che mi manca di più. Il tempo per leggere, per formarmi un’idea, per pensare a me stessa, per capire dove mi sta portando la canoa della vita, per prefissarmi un obiettivo da raggiungere. Per capire meglio chi sono davvero.
E’ forse un po’ triste ammettere che nella mia scuola succede che i professori sembrano non accorgersi di avere di fronte delle persone, degli esseri umani. Per la maggior parte di loro siamo solo dei numeri (del registro) da chiamare e interrogare. Devono finire il programma senza sforzarsi di farci vedere la passione che provano per le loro materie. L’importante è avere voti e portare a termine in qualche modo il programma.
Personalmente mi risulta difficile appassionarmi davvero a qualcosa. Quando ero più piccola era più facile: la maestra diceva una cosa che mi colpiva e io andavo in biblioteca e cercavo dei libri che approfondissero l’argomento. Leggevo tantissimo. La lettura era il mio passatempo preferito. Preferivo un libro ad un cartone animato in TV. Paradossalmente ora, che frequento un liceo classico, ho meno tempo per leggere. Ci assegnano letture noiosissime e io non trovo più il tempo di leggere altri libri per piacere.
Dicono che dobbiamo formarci un’idea, ma poi ci sommergono a tal punto di compiti e studio che non abbiamo nemmeno il tempo di uscire a comprare il giornale. Dicono che non dobbiamo stressarci per i voti, ma poi chi li sente i nostri genitori? Sento gli insegnanti troppo distanti da me, troppo impegnati a finire il programma per accorgersi che noi non li seguiamo più da tempo. Parlano di cose astratte, davanti a una classe perplessa che si affretta a segnare ogni singola parola del docente (“Tutto quello che dico sarà oggetto di verifica”). Ma in realtà noi non capiamo. Forse perchè abbiamo l’impressione di non essere ascoltati.
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