di Luigi Alici
Insomma, questo Natale lo vogliamo o no? C’è un “lato luminoso” della nostra vita e della nostra cultura che apprezza e custodisce gelosamente, alla fine dell’anno, una festa in cui si celebrano i valori inclusivi del dono e della gratuità, dell’amicizia e dell’amore, della semplicità e della bontà, della nascita e della vita; e poiché non c’è una festa che non sia memoria di un evento, non abbiamo pudore di chiamare per nome e cognome questa festa: una festa cristiana, che ricorda la nascita di Gesù di Nazaret in condizioni estremamentedisagiate, fra la disattenzione dei più, l’interesse criminale del potere politico, lo stupore partecipe dei più poveri.
C’è poi un “lato tenebroso”, che in questi ultimi anni tende a prevalere sul primo, che parla il linguaggio contrario della sopraffazione, dell’odio, della violenza, fino a lasciarsi sopraffare da una terribile pulsione di morte; in un mostruosocapovolgimento dei valori più autentici del Natale, questa pulsione di morte non si fa mancare proprio nulla, scatenandosi contro gli ultimi, i più poveri, i più indifesi, i più innocenti. E i bambini – proprio i bambini – sono in cima alla lista; una lista fatta del più spaventoso lessico dell’antinatale di cui gli esseri umani siano capaci: pedofilia, prostituzione minorile, infanticidio, aborto; abbandono, rapimenti, tratta di minori; fame, malnutrizione, epidemie; negazione dei più elementari diritti alla cura, all’assistenza, all’educazione…
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