La rete toglie il sonno a grandi e piccoli, rende tutti più superficiali e frettolosi, inonda di informazioni inutili, è veicolo di ogni nefandezza… In questi anni si sono celebrati molti processi contro il web, e il più della volta gli avvocati difensori on sono riusciti a dimostrarne l’innocenza. Perché, è vero, la ragnatela digitale avviluppa le nostre vite e districarsi tra l’inutile, il superfluo e il dannoso necessita di una buona dose di competenza e di volontà. Ecco ora che scende in campo uno tra i più brillanti studiosi statunitensi dell’impatto sociale delle nuove tecnologie, Howard Rheingold, che in un libro poderoso – 426 pagine, ottimamente tradotte da Stefania Garassini – spiega Perché la rete ci rende intelligenti (Raffaello Cortina Editore, euro 28).
La tesi di Rheingold non è banalmente che usando internet a scuola o nel lavoro possiamo “saperne una più del diavolo” – e già questo è un fatto – ma che maneggiare le tecnologie digitali affina la mente, anziché, come spesso il senso comune indica, logorarla nelle sue capacità di attenzione, concentrazione e memoria.
La visione positiva di Reinghold è suffragata da studi, suoi e altrui, iniziati già negli anni Ottanta, e ha germinato un numero consistenti di allievi e
seguaci. In questo libro – che si può consultare anche come una guida utile per genitori, insegnanti, prodigo com’è di consigli utili – l’autore insegna letteralmente come sviluppare, nell’uso intensivo della rete per lavoro o per “socializzare”, importanti doti di attenzione, di pensiero critico, di sano scetticismo, di relazioni che possono generare “capitale sociale”. “Essere buoni cittadini digitali – scrive Garassini nella prefazione – è un’arte che si apprende”. Ecco allora – un po’ alla rinfusa – le istruzioni per l’uso di internet firmate da Reinghold.
I social media favoriscono la distrazione, ma con l’esercizio si può imparare a essere attenti, ad esempio chiedendosi a intervalli regolari se quel che si sta facendo collegati alla rete avvicini all’obiettivo dell’attività o, al contrario, porti fuori strada. Occorre attrezzarsi contro le bufale on line, sviluppando attività e competenze di verifica delle notizie, anche attraverso motori di ricerca come factcheck.org. L’uso dei social netwok e dei blog ha creato una nuova “cultura partecipativa”. Ma chi vuole farne parte in modo consapevole deve conoscerne le regole (netiquette) e sapere che le proprie tracce digitali sono praticamente immortali. Inoltre per creare efficienti reti online occorre scegliere: non è possibile gestire un numero illimitato di contatti (gli studiosi indicano in 150 il numero massimo di “relazioni forti”). I social media possono migliorare chi li usa e l’ambiente in cui vive aumentando dunque il capitale sociale – basti pensare alle varie primavere arabe – ma il cambiamento è direttamente legato alle informazioni affidabili e serie che li percorrono. Dunque occorre saperli usare. “Capire come funzionano le reti è una delle competenze cruciali per la sopravvivenza nel ventunesimo secolo”, sentenzia Rheingold. Lo studioso scansa le accuse di essere troppo entusiasta delle nuove tecnologie. Semplicemente, conclude, seguendo i suoi consigli per una vera alfabetizzazione digitale, ciascuno, con il suo singolo sforzo, può contrubuire a costruire una società più seria, attenta e responsabile: innumerevoli piccoli gesti, come pubblicare una pagina web o condividere un link, se uniti tra loro, possono tradursi in un patrimonio di beni comuni che migliora tutti.
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