di Luigi Accattoli
Franca Maggioni Sesti (1945-2012), sorella di don Bruno Maggioni e moglie di Saverio Sesti, è una saggia amica del Nord trapiantata a Reggio Calabria dov’è vissuta come mamma e come dirigente dell’Opera Sila (oggi ARSSA), svolgendo decine di incarichi di animazione ecclesiale. In sua memoria gli amici reggini hanno costruito un volume che “L’Avvenire di Calabria” ha pubblicato con il titolo “Ricordi sparsi su Franca Maggioni Sesti”. Da esso prendo alcuni pensieri contenuti in due suoi testi e li unisco in un discorso unitario. Invito il lettore a leggerli e dopo gli dirò lo spirito con cui li ho scelti: “Una Chiesa che esce dal tempio e va incontro agli altri o addirittura li rincorre, dovrebbe essere l’ansia di ognuno di noi. E’ questo il metodo pastorale di Gesù: incontra la gente per strada o a casa loro; parla in parabole partendo dalla loro esperienza; va alla ricerca di
quelli a cui nessuno si sarebbe avvicinato. Dovremmo invocare la capacità di uscire dal calore della casa per andare sulle strade a cercare chi la casa ancora non sa di averla. Il tempo della Chiesa non è il tempo del giudizio ma è il tempo della lavanda dei piedi, dell’amore reciproco e misericordioso. Il cuore, l’amore, l’accoglienza dell’altro senza giudicare mai, il donare se stessi e non solo cose, sono i presupposti per l’annuncio di Cristo. Trasmettere la gioia come una cisterna che prima si riempie e poi trabocca e fa niente se è un po’ screpolata. E’ dentro questo sentire di Chiesa che maturano spontaneamente i semplici linguaggi per l’annuncio: la stretta di mano, l’abbraccio accogliente, il sorriso che comprende, la cordialità libera da pregiudizi, il proporre di chi prima lava i piedi e poi spiega i significati”.
Franca era una dirigente di Azione Cattolica di solida preparazione ma di nessuna pretesa intellettuale ed ecco lo straordinario: in questi suoi pensieri troviamo una sintesi della teologia delle periferie che ascoltiamo da Papa Francesco. Lei non ha conosciuto Bergoglio, ma parla il suo linguaggio: uscire dal tempio e dal calore della casa, andare sulle strade,inseguire chi nessuno avvicina, lavare i piedi, trasmettere gioia senza preoccuparsi se la cisterna è screpolata (se la Chiesa è “incidentata”, direbbe Bergoglio), puntare sull’amore misericordioso. Che insegnamento ne caviamo? Che la nostra Chiesa è pronta per accogliere il messaggio di Papa Francesco. Mancava l’interprete ma la partitura era già scritta.
Rispondi