di Emma Zamboni
Il Cardinale Joseph Ratzinger in un’omelia sul passaggio dal Vaticano I al Vaticano II tenuta il 13 luglio 1997 a Marktl am Inn, suo paese natale, finora inedita e pubblicata ora nel volume “L’abc di Joseph Ratzinger” uscito per la Lev, la libreria editrice vaticana, dopo l’edizione tedesca pubblicata nel 2012 dalla Herder, affermava che: “Qual è ora il messaggio del Concilio Vaticano II? Dalla molteplicità dei suoi testi non è facile estrapolare il messaggio centrale. Ma dovremmo ricordarci che il Concilio Vaticano I fu sciolto per la guerra tra i popoli, che esso non poté arrivare a un messaggio conclusivo. Così il Vaticano II ha continuato ciò che allora era stato interrotto, e diede forma alla parola definitiva sulla Chiesa e quella parola pronunciata nuovamente sulla Chiesa è Cristo. La prima frase del testo sulla Chiesa dice così: ‘La luce dei popoli è Cristo’, Lumen Gentium 1. La Chiesa dunque esiste per tramandare questa luce. Essa non esiste per se stessa, ma come finestra che lascia penetrare la luce di Cristo in questo nostro mondo”.
“Il Concilio Vaticano I – diceva il futuro Benedetto XVI – ebbe luogo proprio nel momento in cui, al termine della guerra franco-tedesca, sorsero due nuovi grandi stati nazionali: la Germania e l’Italia. Contemporaneamente lo Stato della Chiesa, il potere temporale del Papato, scomparve definitivamente dalla carta geografica e dalla nostra storia. In quel momento il Vaticano I mise in luce la veste puramente spirituale, libera da ogni zavorra temporale, del Papato”.
Secondo Ratzinger, “nella storia degli ultimi 140 anni vediamo quanto sangue e quante lacrime siano state versate a causa della sbornia del nazionalismo, non solo in Europa, ma in tutto il mondo. E questo perché tutti, anche noi Cristiani, noi Cattolici, erano per lo più anzitutto tedeschi, francesi, italiani, inglesi, e solo in un secondo momento Cristiani e Cattolici. Abbiamo troppo dimenticato ciò che abbiamo imparato proprio dalla Scrittura, cioè che noi tutti nella nostra diversità, che doveva essere ricchezza dell’essere insieme, siamo destinati a essere insieme figli di Dio, fratelli di Gesù Cristo, una grande famiglia, e che il mondo – come dice la Scrittura – non viene unito con la forza di una nazione particolarmente significativa che si concepisca come nazione dominante o prescelta, piuttosto viene unificato tramite colui che può legare cielo e terra – Gesù Cristo. Così quel collocare il principio dell’unità al di sopra dei confini nazionali, benché purtroppo velleitario nella nostra storia, è risultato di grande attualità e non solo per allora”.
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