“Gloria a Dio nel più alto dei cielie sulla terra pace agli uomini che egli ama.”
Quest’ultima espressione è talmente comune da essere divenuta uno stereotipo per definire i giusti, appunto gli «uomini di buona volontà». Può, quindi, sorprendere che la traduzione italiana del Vangelo di Luca che si legge nella liturgia abbia, a differenza della versione latina, la formula «pace agli uomini che egli [Dio] ama», dove è evidente che la volontà è quella divina e non l’umana.
Ebbene, nell’originale greco si parla semplicemente degli «uomini dell’eudokía». Ora, questo vocabolo è usato per designare il progetto salvifico di Dio, è quindi la sua benevolenza, il suo amore. In forma didascalica potremmo parafrasare così: «Pace agli uomini che sono oggetto della buona volontà di Dio».
Tra l’altro, anche nei celebri manoscritti giudaici di Qumran, presso il mar Morto, ci si imbatte in una formula ebraica analoga che esalta la “buona volontà” di Dio di cui gli uomini sono oggetto.
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