Pierdomenico Baccalario su Repubblica ci fa ragionare sul rapporto tra bambini e applicazioni educative per il computer. Sono formidabilmente attraenti, i bambini imparano di più ma forse sono meno liberi.

CREDO di aver imparato il significato del termine divulgazione ben dopo aver preso la patente. Quando ero bambino passavo gran parte delle mie giornate tra le pagine di Vita Meravigliosa, un’enciclopedia dove gli argomenti più disparati erano esposti senza ordine: Chopin, il mosaico, i calabroni, il rame, le teleferiche. Era riccamente illustrata, e, allora come oggi, i disegni sono insuperabili per suscitare il senso di immedesimazione dei bambini e la loro curiosità. Gran parte dei miei interessi deriva da quelle giornate, e da quel genere di libri: hanno sempre rappresentato una quota di mercato minoritaria rispetto alla narrativa, ma di importanza fondamentale. Nel 2010 accanto all’80,58% di libri di fiction, le 450 novità divulgative comprendevano 16 tra dizionari ed enciclopedie, 138 libri di “natura” (animali, alberi e dinosauri), 60 biografie, storia e geografia, e quasi altrettanti libri di scienza e tecnologia (i bambini sembrano adorare i trattori). La divulgazione scientifica sembra aver tenuto il passo, pur se in una costante caduta che, a due anni di distanza dagli ultimi dati disponibili, si è ulteriormente accentuata.
Nonostante tutto, i genitori sembrano ancora apprezzarli: Anna Parola, dalla Libreria Ragazzi di Torino, lamenta come gran parte dei libri di divulgazione in Italia siano concentrati su materie non umanistiche. Va fortissimo il Corpo Umano, ma non la sessualità, i Castelli medievali, ma non le crociate.
Continua qui app_bambini-40753964
Scopri di più da Pietroalviti's Weblog
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.
Interessante. Poi adoro Baccalario anche come scrittore.