di Alessandro D’Avenia
Lo sviluppo del cervello – che avviene nell’arco dei primi vent’anni di vita – conosce, semplificando, tre momenti. Il bambino in età prescolare (fino a 6 anni circa) ha un cervello da “big bang”, alla cui rapidissima espansione fisica corrisponde la massima esplorazione e viceversa. I bambini di quell’età si lanciano su tutto per tutto conoscere: sono vere e proprie spugne. È la tappa della curiosità a tutto campo, degli inesauribili cos’è e perché. Subentra poi la fase del bambino in età scolare, nella quale l’espansione del cervello rallenta per selezionare le connessioni che si sono aperte nella tappa precedente, rendendo stabili e rapide quelle essenziali ed eliminando quelle inutili. Il bambino impara a concentrarsi e diventa più abile, colleziona oggetti per mettere in ordine il mondo a modo suo. Impara a leggere, scrivere e contare, fondamenta da rendere il più profonde possibile per poter poi costruire il resto. Sa tutto di dinosauri e pianeti, ieri sfogliava enciclopedie come Conoscere oggi clicca su app e video. I bambini di questa età diventano, se ben seguiti, diligenti e competenti. Fin qui tutto bene, poi arriva l’esplosione della pubertà in cui, al terremoto ormonale corrisponde un ritorno del cervello alla plasticità ed espansione che avevano caratterizzato l’età prescolare.
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