di Anna Chiara Valle
Usare il nome di Dio per giustificare le violenze «è una bestemmia». Papa Francesco, nel corso dell’Angelus ha voluto «riaffermare con vigore che la strada della violenza e dell’odio non risolve i problemi dell’umanità! E che utilizzare il nome di Dio per giustificare questa strada è una bestemmia».
Il Papa, che ha parlato di «dolore», di «fraterno cordoglio», di «vicinanza ai familiari delle vittime e ai feriti», ha anche sottolineato che «tanta barbarie ci lascia sgomenti e ci si chiede come possa il cuore dell’uomo ideare e realizzare eventi così orribili, che hanno sconvolto non solo la Francia ma il mondo intero».
Il Papa chiama alla preghiera, prima in silenzio e poi insieme, una piazza gremita dove oggi sono visibili più che nelle altre occasioni, i controlli e il servizio di sicurezza. E chiede che la Vergine, invocata con l’Ave Maria corale, «susciti nei cuori di tutti pensieri di saggezza e propositi di pace. A Lei chiediamo di proteggere e vegliare sulla cara Nazione francese, la prima figlia della Chiesa, sull’Europa e sul mondo intero».
E non ha paura, Francesco, di parlare di speranza, «quella virtù tanto difficile di vivere.La più piccola delle virtù, ma la più forte. E la nostra speranza ha un volto: il volto del Signore risorto». Il Vangelo del giorno, che parla di catastrofi e carestie, di guerre ed elementi apocalittici dà l’occasione al Papa per parlare della meta ultima dell’umanità: l’incontro con il Signore. Un incontro al quale bisogna farsi trovare pronti. Sapendo però che il Signore, fin d’ora ci è accanto e ci accompagna. E dunque, nonostante tutto «siamo chiamati a vivere il presente, costruendo il nostro futuro con serenità e fiducia», sapendo che «il sacrificio di sé stessi per amore del prossimo, ad imitazione di Cristo, è l’unica potenza vittoriosa e l’unico punto fermo in mezzo agli sconvolgimenti e alle tragedie del mondo».
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