quando vado al confessionale e confesso – adesso non tanto come lo facevo nell’altra diocesi -, quando viene una mamma o un papà giovane, domando: “Quanti bambini hai?”, e mi dice. E faccio un’altra domanda, sempre: “Dimmi: tu giochi con i tuoi bambini?” La maggioranza risponde: “Come dice Padre?” – “Sì, sì: tu giochi? Perdi tempo con i tuoi bambini?”. Stiamo perdendo questa capacità, questa saggezza di giocare con i nostri bambini. La situazione economica ci spinge a questo, a perdere questo. Per favore, perdere il tempo con i nostri bambini!
Così Papa Francesco ha affrontato lo spinoso problema della quantità di tempo che i genitori passano con i propri figli in una società che impone ritmi di lavoro molto serrati. Papa Francesco parlava all’Università del Molise sul tema del lavoro, dell’ecologia, della dignità umana. Ecco le sue parole:
Signor Rettore,
Autorità, studenti, personale dell’università, Professori,
fratelli e sorelle del mondo del lavoro,
vi ringrazio per la vostra accoglienza. Vi ringrazio soprattutto per aver condiviso con me la realtà che vivete, le fatiche e le speranze. Il Signor Rettore ha ripreso l’espressione che io ho detto una volta: che il nostro Dio è il Dio delle sorprese. E’ vero, ogni giorno ce ne fa una. E’ così, il nostro Padre. Ma ha detto un’altra cosa su Dio, che prendo adesso: Dio che rompe gli schemi. E se noi non abbiamo il coraggio di rompere gli schemi, mai andremo avanti perché il nostro Dio ci spinge a questo: a essere creativi sul futuro. La mia visita in Molise comincia da questo incontro con il mondo del lavoro, ma il luogo in cui ci troviamo è l’Università. E questo è significativo: esprime l’importanza della ricerca e della formazione anche per rispondere alle nuove complesse domande che l’attuale crisi economica pone, sul piano locale, nazionale e internazionale. Lo testimoniava poco fa il giovane agricoltore con la sua scelta di fare il corso di laurea in agraria e di lavorare la terra “per vocazione”. Il restare del contadino sulla terra non è rimanere fisso, è fare un dialogo, un dialogo fecondo, un dialogo creativo. E’ il dialogo dell’uomo con la sua terra che la fa fiorire, la fa diventare per tutti noi feconda. Questo è importante. Un buon percorso formativo non offre facili soluzioni, ma aiuta ad avere uno sguardo più aperto e più creativo per valorizzare meglio le risorse del territorio. Condivido pienamente ciò che è stato detto sul “custodire” la terra, perché dia frutto senza essere “sfruttata”. Questa è una delle più grandi sfide della nostra epoca: convertirci ad uno sviluppo che sappia rispettare il creato. Io vedo l’America – la mia patria, pure: tante foreste, spogliate, che diventano terra che non si può coltivare, che non può dare vita. Questo è il peccato nostro: di sfruttare la terra e non lasciare che lei ci dia quello che ha dentro, con il nostro aiuto della coltivazione.
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