I segni delle ferite…


san-pietro-bombardataAvevo 5 anni, mi tirarono fuori dalle macerie, abitavo proprio di fronte la chiesa di S. Pietro. Le prime cure me le prestò un soldato tedesco: ancora oggi ho i segni delle ferite…

Avevo 12 anni, non andavamo a scuola perché erano state chiuse. Abitavo, come oggi in via Solferino: alle prime esplosioni mamma ci cacciò via di casa e ci spinse quasi a forza a correre verso Grutti, dove c’erano le caverne della fornace. Ci infilarono tutti noi bambini lì dentro. Era freddo: andavamo lì ogni notte…

Queste le testimonianze dei superstiti, stamane, a Ceccano, alla cerimonia del 4 novembre, la cui attenzione naturalmente è stata concentrata sul 70° anniversario del bombardamento: ed è stato bellissimo il loro racconto spontaneo agli allievi del Liceo presenti alla manifestazione. Per non dimenticare, appunto.

L’associazione Cultores Artium ha provato a fare una specie di inventario dei danni provocati dalle bombe. Scrivono: Dal novembre ’43, ciò che pareva un lontano spettacolo, divenne realtà. Da quel giorno, la città subirà oltre trenta bombardamenti, che ne cambieranno per sempre l’aspetto ed il panorama, che non sarà mai più lo stesso. I luoghi più importanti furono colpiti dalle bombe, tra questi le chiese di San Nicola, Santa Maria A ber1Fiume, S. Pietro e Palazzo Berardi.
Palazzo Berardi era un imponente palazzo residenziale di proprietà del marchese Filippo Berardi, personalità di spicco della politica nazionale e della storia ceccanese, promotore di numerosi lavori di ammodernamento della città.
Conosciuto anche come ” Villa Berardi ” per la presenza tutt’intorno di un rigoglioso giardino, il palazzo venne costruito nel 1862 seguendo il progetto dell’architetto Antonio Cipolla, lo stesso che si occupò in quegli anni del restauro del Castello dei conti de Ceccano
ber2Davanti al palazzo c’era l’omonima piazza, arricchita a fine ‘800 dallo splendido “Fontanone dei Delfini” e da due grandi fontane d’ottone a forma di leoni che abbellivano il ponte sul fiume Sacco. Verso la fine del Secondo Conflitto Mondiale, ciò che restava del palazzo, già pesantemente danneggiato dai bombardamenti americani, venne fatto saltare in aria dai tedeschi in ritirata assieme al ponte e al vicino Borgo Berardi. I leoni in ottone furono trafugati; una parte del Fontanone dei Delfini è stato recuperato alcuni anni fa e posto all’interno della Villa Comunale. L’area dove sorgeva l’elegante residenza è oggi occupata da due edifici, costruiti intorno agli anni ’60.


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