di Nicola Cotugno
L’era digitale sta determinando un rimescolamento dei linguaggi fondativi (gestuale, verbale e iconografico) a causa della diffusione dei mezzi multimediali e multi linguaggio, in particolare tra i giovani – nativi digitali – che sono nati in questo periodo e ne sono culturalmente permeati. L’evoluzione digitale, che tocca il campo della comunicazione e della contaminazione dei linguaggi espressivi, vede però in forte ritardo la scuola, che mostra numerose difficoltà a identificare e “riconoscere” queste trasformazioni in atto.
Questo ritardo impedisce di prendere coscienza dell’ulteriore distanza che si sta generando da parte dei nostri alunni, nei confronti di un sistema formativo che ignora la loro dimensione culturale ed esistenziale di “nativi digitali”.
Il “digital divide” intergenerazionale che esiste tra i docenti e gli studenti necessita, invece, di un’attenta riflessione ed un’analisi, al momento
purtroppo inesistente. La scuola italiana, difatti, appare ancora fortemente strutturata – e arroccata – sulla didattica tradizionale che usa prevalentemente un mono linguaggio e ruota attorno ai libri. In una recente indagine dell’INDIRE (a cura di Leonardo Tosi), realizzata su un campione di scuole di ogni ordine e grado, la lezione frontale risulta di gran lunga il metodo didattico più usato (76,2 %) rispetto ad altre forme di lezione (lavori di gruppo, “peer education”, percorsi individualizzati, didattica in laboratorio, ecc.)
Si sta creando una nuova dispersione scolastica, basata sul disinteresse e sulla afasia culturale, che si affianca a quella fisica degli abbandoni, e che si va rapidamente diffondendo tra i nostri studenti. Continua a leggere qui http://www.educationduepuntozero.it/tecnologie-e-ambienti-di-apprendimento/perche-scuola-ha-bisogno-mondo-digitale-4083902050.shtml
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