di Antonio Spadaro, sj, per http://www.cyberteologia.it/
Gli ultimi giorni di Pontificato di Benedetto XVI sono stati accompagnati da una conversazione molto attiva sui social networks. L’opinone popolare ha avuto in internet un luogo privilegiato di espressione. E’ bastato avere un profilo Facebook o un account Twitter o un blog per esprimersi, commentare, dire qualcosa. Dario Morelli su L’Huffington Post ha commentato: «Ratzinger ha mandato in tilt l’infosfera globalesemplicemente costringendola a confrontarsi con un tema un po’ più complicato del solito: il che è di per sé un altro grande insegnamento del Papa che più di ogni altro si è interessato alla comunicazione digitale». Quindi moltissimi hanno scritto post su Facebook, commenti sui blog e tweets. Tra i 10 topics trend dell’11 febbraio 2013 ben 5 erano riferiti al gesto del Papa. Ha concluso acutamente Gianni Riotta su La Stampa: «lo schivo teologo Ratzinger ha dominato Twitter: a conferma che i valori antichi sopravvivono, forti, nell’era digitale».
Quando poi i tweets di Benedetto XVI sono sono stati archiviati (non cancellati!) e la pagina dell’account @pontifex è rimasta cioè vuota, questo ha fatto percepire alla rete il senso della “Sede Vacante” più di ogni altro simbolo. Nel frattempo si moltiplicavano esponenzialmente i tweets con l’hashtag #ThanksBenedict, #ObrigadoBento, #DankeBenedikt, #GrazieBenedetto, #GraciasBenedicto,…
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