di Alfredo Tradigo per http://www.famigliacristiana.it

Ripiegarsi su sé stessi guardando con nostalgia al passato. Oppure vivere illudendosi che nel futuro, domani, magari più avanti ancora, qualcosa cambierà. È questa la grande menzogna che genera quella pericolosa tristezza che, come sottolinea in questo nuovo appuntamento con i vizi capitali Enzo Bianchi, priore della comunità monastica di Bose, è un rapporto deformato con il tempo. L’immagine che più rende l’idea è forse quella degli Orologi molli di Salvador Dalí (1931), in cui il quadrante, le lancette e i numeri paiono liquefarsi e perdere consistenza.La tristezza è anche una piaga sociale,la porta lasciata aperta da cui può entrare la depressione, uno tra i mali oggi più diffusi.
Uno dei pittori più emblematici del Novecento, il norvegese Edvard Munch, un anno prima di dipingere l’angoscia esistenziale che lo soffocava nel suo famosoUrlo (1893), nell’opera Malinconia (1892), nella Galleria nazionale di Oslo, esprime il sentimento piùsfumato della tristezza, mentre in Chiaro di luna (1895) l’angoscia di Munch si fa domanda di un senso da dare alla vita, come in Canto notturno di un pastore errante dell’Asia di Giacomo Leopardi: «Che fai tu, luna, in ciel?dimmi, che fai, silenziosa luna?».
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