«La pace in terra, anelito profondo degli esseri umani di tutti i tempi, può venire instaurata e consolidata solo nel pieno rispetto dell’ordine stabilito da Dio». Era l’11 aprile 1963: il mondo, in piena guerra fredda, appariva spaccato a metà. Due blocchi nemici e contrapposti. Ma intanto la Chiesa, chiamata dal Concilio Vaticano II a confrontarsi con una stagione nuova, viveva l’attesa di un profondo rinnovamento. In tempi travagliati, l’enciclica «Pacem in terris» di Papa Giovanni XXIII, l’ultima del suo pontificato, richiamava l’attenzione sulla pace come valore universale.
Alcuni mesi prima, nell’ottobre del 1962, il mondo era stato sull’orlo della catastrofe nucleare per la questione di missili a Cuba e il papa si era speso per evitare che la civiltà scomparisse sotto i colpi dei missili balistici delle due superpotenze.
In questi giorni in cui proprio dalla terra di Gesù arrivano segnali di guerra, quel testo mantiene il suo grande valore profetico
Qui la versione integrale hf_j-xxiii_enc_11041963_pacem_it.html
Un convegno “Pace e guerra tra le nazioni a 50 anni dalla Pacem in Terris”, si è svolto ad Arezzo il 16 e 17 novembre. L’incontro è organizzato dall’Istituto internazionale Jacques Maritain, insieme con l’associazione Rondine, e intende richiamarsi direttamente al grande filosofo francese. «Riflessioni – recita il sottotitolo – nello spirito di Jacques Maritain», cioè di uno tra i massimi intellettuali cattolici del Novecento che fu, non a caso, un costante riferimento per il Concilio. In cinquant’anni gli equilibri geopolitici e i rapporti tra le nazioni sono stati completamente stravolti, eppure, anche in un mondo globalizzato, permane l’ansia per una conflittualità dirompente. «La guerra – questa la dolorosa considerazione iniziale – è una presenza costante nella convivenza umana, mentre la pace sembra residuale, con brevi apparizioni e, normalmente, dopo i conflitti che l’hanno rimessa in causa. I due termini sembrano indissolubilmente legati in qualche modo l’uno all’altro. Insomma, nel profondo della storia umana c’è più spazio per il conflitto che per la pace. Perché – si domandano gli organizzatori sulla scorta di Maritain – gli uomini sembrano incapaci di trovare forme di cooperazione durature o almeno di coesistenza pacifica?».
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Pace in terra. Sarebbe troppo bello per essere vero. Siamo abituati a ragionare su guerra e pace tra persone, invece dovremmo iniziare a ragionare su guerra e pace all’interno di ognuno di noi. In effetti, se ogni essere umano fosse in pace con se stesso, che bisogno avrebbe di fare la guerra ai propri simili?