Una scuola è stata chiamata in giudizio per non aver promosso un ragazzo con tante insufficienze in pagella. L’accusa: non ha avvisato in tempo i genitori. Procedimento penale: avvocati, citazioni, procura della Repubblica, udienza davanti al giudice delle indagini preliminari (Gip), convocazione in udienza preliminatre del preside e dell’insegnante coordinatore nonostante la richiesta di archiviazione presentata dal procuratore della Repubblica, secondo giudice impegnato.
E qui, finalmente, le parole secche del giudice dell’udienza preliminare: un ciuccio è un ciuccio, e non ci sono tribunali che lo riabilitino, con annesso invito all’avvocato della parte ricorrente a non impegnare i tribunali con un castello di carte inconsistenti.
C’è giustizia!
Anche se si deve pensare a quanta ansia, quanto timore, quante spese un’azione legale di questo genere ha provocato, invece di prendersela con chi va a scuola e pensa ad altro invece che a studiare. A volte sembra che alcuni genitori cambino mestiere: da padri e madri si trasformano in avvocati dei figli, pensando di fare il loro bene.
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