Sulla Giornata della Memoria, come contributo al dibattito che si svolgerà stamane, 27 gennaio, al Liceo di Ceccano, Antonio Nalli ci offre alcuni spunti di riflessione
La promulgazione delle leggi razziali, così come l’apertura e l’utilizzo dei campi di concentramento, hanno
rappresentato e continueranno a rappresentare una realtà orribile per la storia dell’intera umanità. La domanda che mi pongo, però, è la seguente: quanti oggi avrebbero ricordato la Shoah, se in Italia non fosse mai stata promulgata una Legge che dal 2000, di fatto, ci obbliga a farlo?
Può una legge obbligarmi, che so, a donare la mimosa ad una donna solo l’8 Marzo o ad andare a fare una visita al cimitero il 2 novembre?
Per quanto mi riguarda la risposta è no. Siamo chiamati giornalmente a non dimenticare, a ricordare e ad impedire che tutto ciò possa ripetersi di nuovo.
Siamo chiamati a ricordare giornalmente insieme alla Shoah:
– Il genocidio del popolo armeno, un milione e mezzo di uomini, donne, vecchi e bambini eliminati dal governo turco nel 1915;
– Circa dieci milioni di pellerossa massacrati dagli americani nel corso del XIX secolo a cui si aggiungono le vittime indigene della colonizzazione europea e cristiana delle Americhe per un totale di circa 100 milioni di morti;
– i quattordici milioni di africani prelevati dalla loro terre e resi schiavi dagli americani per essere utilizzati come animali da lavoro (a cui si aggiungono le vittime dell’Apartheid in Sud Africa);
– i sei milioni di morti in Ucraina dal 1935 al 1937 a seguito delle carestie provocate intenzionalmente dal regime stalinista in quello che era considerato il granaio d’Europa;
– i quattro milioni di civili vittime dei bombardamenti alleati in Italia e Germania;
– i tre milioni di civili massacrati per vendetta dall’Armata Rossa in Prussia, Slesia e Pomerania sul finire del secondo conflitto mondiale;
– le vittime dei bombardamenti nucleari di Hiroshima e Nagasaki, inferti dagli Americani al solo scopo di testare i nuovi ordigni, quando il Giappone aveva già avviato le trattative per la resa;– i tre milioni di vittime civili dell’Armata Rossa nell’occupazione sovietica dell’Afghanistan a cui si aggiungono i morti civili dell’attuale occupazione americana;
– i due milioni di cambogiani (su sei di abitanti) morti nel loro Paese trasformato dai Khmer Rossi in un immenso campo di concentramento e di sterminio;
– le vittime decedute per fame e torture nei gulag comunisti di tutto il mondo (compresa la Cina con la quale l’Italia e l’Occidente intrattengono ottimi rapporti d’affari), stima oscillante fra i 200 e i 300 milioni di persone;
– i desaparecidos, vittime della repressione anticomunista dei regimi filoamericani in Argentina e Cile e le migliaia di scomparsi per mano dei regimi golpisti in Grecia e Turchia negli anni ‘70;– i massacri in Ruanda, Etiopia, Congo e nel resto dell’Africa centrale per motivi tribali. In questi Paesi, una volta autosufficienti, manca il cibo, ma non le armi fornite a piene mani dagli occidentali che condizionano e sostengono i peggiori regimi dittatoriali per il controllo dei ricchi giacimenti minerari;
– le vittime innocenti, i massacri, le torture, le donne al rogo… perpetrati durante il medioevo nel periodo della cosiddetta “Santa Inquisizione”;
– le teste mozzate della Rivoluzione Francese e le stragi in Vandea in nome della “libertà” e dei “diritti umani”;
– le vendette partigiane in Italia dopo la fine della seconda guerra mondiale;
– le vittime delle foibe per mano dei comunisti “titini”;
– le vittime palestinesi;
– le più recenti vittime civili dei bombardamenti americani e della Nato in Bosnia, Iraq e Libia…Lungi da me dal voler innescare una polemica, spero che tutto ciò possa fungere anche da spunto per una serena riflessione nel corso del dibattito che si svolgerà nella mattinata odierna presso il Liceo di Ceccano.
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