C’è grande preoccupazione a Ceccano per quanto evidenziato dalla Direzione Antimafia nell’indagine sul depuratore Asi di Colle S. Paolo, che ha portato a due arresti e a 14 indagati. Secondo l’accusa, mossa dai magistrati della DDA, come si legge nell’articolo de L’Inchiesta, nel 2020 dal depuratore sarebbero finiti nel Sacco scarichi illeciti in ben 328 occasioni, mentre nei primi mesi del 2021 gli sforamenti erano arrivati a 181. Tali sversamenti accadevano, si legge nel provvedimento del GIP, a causa dell’inefficiente depurazione dei reflui in ingresso presso l’impianto, caratterizzato da criticità ambientali e impiantistiche, nonché dalla costante presenza di “scarichi anomali” da parte delle consorziate, nei confronti delle quali mai si è posto rimedio. Lo riporta il sito Etruria news. Questi scarichi contenevano sostanze inquinanti, determinando un deterioramento significativo e misurabile dell’acqua del fiume. L’accusa è che le aziende denunciate si arricchissero, martoriando un territorio già seriamente compromesso. A questo si aggiunge l’accusa relativa allo smaltimento dei fanghi, residuo della depurazione, che venivano trasportati in maniera irregolare in discariche toscane. Sempre in Toscana, secondo l’accusa, i proventi ricavati da tali illeciti erano reinvestiti in campionati di calcio. Naturalmente bisognerà attendere l’esito del processo per attribuire le reali responsabilità. Però, quel depuratore aveva ricevuto nel 2019 la certificazione ambientale della provincia di Frosinone, nonostante il parere contrario dell’ARPA Lazio. Non sarebbe il caso che la politica si occupi finalmente di questo problema, non delegando alla magistratura funzioni che invece sarebbero proprie di una classe dirigente? La schiuma nel fiume, le mamme di Piazza Berardi, la puzza merdosa e quella delle crocchette… cos’altro ci vuole per intervenire con decisione, tutti insieme, superando gli steccati tra le forze politiche, sugli scarichi industriali dell’Asi di Frosinone a tutela della salute dei cittadini?

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