Se si continuerà con gli scambi di accuse, con i “questo l’ho fatto io”, con gli “sta zitto tu che non capisci niente” e non si cercherà invece di riunire tutte le forze per salvare l’ambiente a Ceccano, a cominciare dal fiume, la battaglia non potrà mai essere vinta e i nostri figli e i nostri nipoti saranno condannati a stare in un habitat sempre meno favorevole alla vita. La città vetuscolana ha due grandi emergenze ambientali che vanno ben al di là della maleducazione diffusa dei “caccanesi“. Ci riferiamo all’aria che respiriamo e al rapporto tra le risorse idriche del territorio e il fiume Sacco. Si tratta di due questioni che vanno oltre i poteri di un comune ma che per essere discussi ai livelli decisionali più alti richiedono unità di intenti e capacità di aggregare tutte le forze, iniziando a coinvolgere tutti quei territori che soffrono le stesse emergenze. E’ un’esperienza che Ceccano ha già vissuto negli anni 80, quando divenne il motore propulsore di un imponente intervento di bonifica. Se non si fa questo, se non ci si presenta compatti, ci si limiterà a spazzolare un po’ meglio i tessuti, senza accorgesi di quanto le tarme abbiano scavato nella trama profonda e nell’ordito.

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