Noi siamo abituati a vedere, a leggere sui media tante cose brutte, notizie brutte, incidenti, assassinii… tante cose. Ma io vorrei oggi menzionare due cose belle. Una, nel Marocco, come tutto un popolo si è aggrappato per salvare Rayan. Era tutto il popolo lì, lavorando per salvare un bambino! Ce l’hanno messa tutta. Purtroppo non ce l’ha fatta. Ma quell’esempio – oggi leggevo sul Messaggero-, quelle fotografie di un popolo, lì, aspettando per salvare un bambino… Grazie a questo popolo per questa testimonianza!

E un’altra, che è successa qui in Italia, e non uscirà sul giornale. Nel Monferrato: John, un ragazzo ghanese, 25 anni, migrante, che per arrivare qui ha sofferto tutto quello che soffrono tanti migranti, e alla fine si è sistemato nel Monferrato, ha incominciato a lavorare, a fare il suo futuro, in un’azienda vinicola. E poi si è ammalato di un cancro terribile, è in fin di vita. E quando gli hanno detto la verità, cosa avrebbe voluto fare, [ha risposto:] “Tornare a casa per abbracciare mio papà prima di morire”. Morendo, ha pensato al papà. E in quel paese del Monferrato hanno fatto subito una raccolta e, imbottito di morfina, lo hanno messo sull’aereo, lui e un compagno, e lo hanno inviato perché potesse morire tra le braccia del suo papà. Questo ci fa vedere che oggi, in mezzo a tante brutte notizie, ci sono cose belle, ci sono dei “santi della porta accanto”. Grazie per queste due testimonianze che ci fanno bene.
Papa Francesco, all’Angelus del 6 febbraio 2022
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