Tre astronomi hanno scoperto Farout (Moltolontano), il pianeta più distante del nostro sistema solare: 18 miliardi di chilometri. Ci mette più mille anni a girare attorno al Sole, ma lo fa: nonostante la distanza è gravitazionalmente aggrappato alla nostra Stella. E noi attorno a cosa ruotiamo, a cosa ci aggrappiamo più o meno consapevolmente? Dove cerchiamo la felicità? Ma esiste poi la felicità? O aveva ragione Leopardi quando inveiva per la morte acerba di Silvia: «O natura, o natura,/perché non rendi poi/quel che prometti allor?/Perché di tanto/inganni i figli tuoi?». Se siamo nati solo per morire, allora la felicità è una sfiancante e inutile lotta contro la morte. Per questo c’è chi, dopo la dipartita, fa congelare la propria testa dalla Alcor in Arizona, sperando che un giorno si potranno scongelare le cellule senza che decadano e trasferire i «dati cerebrali» su un supporto non deperibile. C’è chi cerca di fermare con la chimica l’inesorabile deteriorarsi del corpo, che però non vuole saperne. C’è chi genera figli, ma poi scopre che ha solo moltiplicato la sua stessa fame di vita. C’è chi vuole vivere nelle opere che realizza, perché possano ampliare l’eco della sua presenza ma: da vivo dura un soffio, da morto chi se ne frega. I tentativi di non morire confermano che, dalle nostre mani, per quanto abili, non escono altro che «patenti di mortalità». Forse la felicità non è allora diventare immortali, ma rinascere.

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