di Aldo Maria Valli
Al termine della messa celebrata per i preti e i seminaristi, Francesco saluta uno a uno tutti i cardinali di curia. Ma, più indietro, ci sono centinaia di sacerdoti che premono e si sbracciano. Anche loro vorrebbero incontrare il papa da vicino, baciarlo e abbracciarlo. Francesco se ne accorge, alza le mani e le porta verso di sé, come per dire: venite, venite. Gli uomini della gendarmeria vaticana capiscono e lasciano che i preti si avvicinino. Incomincia così una sorta di pellegrinaggio nel pellegrinaggio: solo che questa volta è Francesco ad andare verso i preti. Li saluta uno a uno. Per ciascuno ha una parola. Si lascia toccare, abbracciare. Alcuni gli stampano un bacio sulla guancia, altri lo baciano sulla mantellina. Francesco ascolta, sorride, fa battute, benedice. Dedica loro molto tempo. Nel corso del giubileo dei sacerdoti e dei seminaristi (ne sono arrivati più di seimila, da tutto il mondo) il papa ha parlato tanto. Si è fatto addirittura in tre, con tre diverse catechesi in altrettante basiliche papali di Roma. Ma questo incontro ravvicinato con i preti, questo toccare e lasciarsi toccare, vale forse più di tutte le parole pronunciate. È la forza di Francesco: il gesto. Ci sono anche i preti anziani, alcuni ammalati e in carrozzella, e per loro il papa mostra particolare tenerezza. Si china su ciascuno, ascolta il racconto delle loro sofferenze, assicura le sue preghiere e chiede di pregare per lui.
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