Intervista di Luca Rolandi a Marco Trufelli, presidente dell’Azione Cattolica
Nella prospettiva tracciata dalla lettera di Bergoglio emerge l’importanza del contributo che i laici, in particolare i laici associati, possono portare alla realizzazione del sogno di Chiesa di cui Francesco si sta facendo interprete. A Vatican Insider parla Matteo Truffelli, il presidente nazionale dell’Azione Cattolica Italiana.
I cristiani di oggi come devono richiamarsi alla realtà della gioia del Vangelo che ci indica Papa Francesco?
“La gioia di cui parla il Papa è la gioia che nasce dalla scoperta dell’amore salvifico di Dio dentro la vita di ciascuno, nella quotidianità, e dentro la storia, nella vicenda dell’umanità. Mi sembra che Francesco voglia spronare tutti i cristiani a farsi coinvolgere a pieno da questa esperienza, vivendola in maniera intensa e non giocando al risparmio, accontentandosi del piccolo cabotaggio. In tanti modi il Papa ci ricorda che l’esperienza della fede trova autentico spessore solo se non ci lascia tranquilli, se suscita un cambiamento del cuore, un sobbalzo, come avviene negli incontri di Gesù narrati nei racconti evangelici. Proprio per questo si tratta di un invito a vivere e testimoniare una speranza che non può essere mai disincarnata, consolatoria, estranea alle tante difficoltà che la vita pone e dalle tante domande e i dubbi che essa suscita, anche rispetto alla fede. È di questo, mi pare, che papa Francesco parla quando ci richiama alla necessità di una sana inquietudine, da vivere ciascuno nella propria esistenza e tutti insieme, come Chiesa. È di questa inquietudine che ho provato a parlare nel mio libro, pensando soprattutto a come i laici, e i laici associati in modo particolare, possano farsi interpreti di questo modo di pensare e vivere la fede, che è anche un modo di stare nel mondo e di essere Chiesa”.
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