di Paola Villa
Ciò che è accaduto a capodanno in alcune città tedesche è inquietante e preoccupante per vari motivi. Perché (a quanto pare) ci si trova di fronte ad una forma nuova di violenza organizzata. In parte inedita e che quindi per poter essere combattuta va approfondita e compresa meglio. Perché (a quanto pare) la forma di violenza ha colpito nel segno di nostre fragilità e tensioni culturali e sociali. Si è infilata in varchi aperti, arrivando a nodi scoperti e quindi ferendo in modo più profondo e non solo individuale. Che questo aspetto sia stato premeditato o no è comunque avvenuto. Ed anche con questo ora che si deve fare i conti. Credo che i nervi scoperti toccati da questo fenomeno siano essenzialmente tre:
- la migrazione con le sue ricadute in termini di scontro tra diritti umani e diritti di sicurezza. Ma anche di incapacità di composizione pacifica di differenze sociali, culturali e religiose e di connessione istintiva con il terrorismo.
- il rapporto tra i generi. Le acquisizioni civili e culturali in questo campo sono talmente recenti e poco profonde da risultare accessorie, fragili e superficiali e da poter essere messe in crisi ed in discussione da ogni minima novità o contrapposizione tra questo ed altri diritti.
- il linguaggio insufficiente (strettamente connesso alla dimensione di cultura comune incapace di leggere ed interpretare il presente). E la comunicazione che coniuga aumento della potenza con diminuzione del controllo.
Tutto questo riguarda tutti. Uomini e donne. Stanziali ed immigrati. Nuovi arrivati e seconde generazioni.
Da tutti serve rifiuto della violenza. In qualsiasi forma e contro chiunque.
Da tutti serve non rinnegare i diritti umani. Ovunque e di chiunque.
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