Cari docenti e addetti della scuola, caro ministro dell’Istruzione, cari sindacati,
sono un giornalista di Famiglia Cristiana, ma per una volta parlo di me in quanto padre di due bambini che frequentano la scuola pubblica. Vi scrivo questo messaggio per esprimere amarezza riguardo al vostro modo di agire nei nostri confronti. State discutendo l’ennesimo tentativo di riforma scolastica, ma da un lato non si capisce bene cosa e come dovrebbe cambiare questa scuola, dall’altro non si capiscono nemmeno i motivi perché venga così osteggiata da chi ci lavora.
State parlando di uno dei pilastri dell’educazione dei nostri figli, ma nessuno di voi si degna di spiegarci in modo chiaro le proprie ragioni. Sembra che i nostri ragazzi siano l’ultima cosa di cui preoccuparvi e che prima vengano i vostri tornaconto politici.
Sappiate però che la vostra incapacità di comunicare ricade su di noi, che dobbiamo sopportare le disastrose carenze e inefficienze ormai croniche di questa scuola (dalla mancanza di carta igienica fino ai soffitti che crollano in testa ai nostri bambini), che dobbiamo assistere increduli ai vostri litigi e coprire con ferie e permessi le ore di assemblee e di scioperi, in un momento delicatissimo in cui il nostro lavoro è appeso a un filo.
State discutendo del futuro dei nostri ragazzi, ma sembra che vi interessi solo il vostro, di futuro. Non vogliamo decidere, né avere un ruolo primario nelle trattative, ma pretendiamo di conoscere e di essere informati in modo chiaro. Potremmo essere vostri alleati, ma come famiglie ci ritroviamo sempre nei panni delle vittime collaterali di questa assurda guerra di trincea.
Vi chiediamo di rimettere al centro delle vostre discussioni ciò che davvero è fondamentale: la crescita e l’educazione dei ragazzi in una scuola pubblica che funzioni. Avete messo questa priorità dietro i vostri interessi di bottega e forse è per questo che vi piace mantenerci all’oscuro. Non dimenticate però che condividete con noi la responsabilità dell’educazione dei nostri figli, i futuri cittadini di questo Paese. Se falliamo sarà un disastro per tutti, pensateci bene prima di riprendere con le vostre incomprensibili schermaglie.
Federico Polvara
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