Chi consegue la laurea ha più sbocchi occupazionali e guadagna di più rispetto ai diplomati. E con la ripresa economica la tendenza è destinata a rafforzarsi. Lo dice l’ultimo Rapporto Almalaurea, pur confermando un mercato del lavoro critico. Ne scrive Paolo Perazzolo per Famiglia Cristiana
«Studiare non serve a niente», recita un luogo comune diffuso fra la gente, i ragazzi, le famiglie. E a conferire un’apparente fondo di verità a questa affermazione ha contribuito la crisi, con i dati crescenti sulla disoccupazione giovanile, la convinzione, assai radicata, che fosse più facile trovare un qualche impieguccio per chi non ha alcuna formazione. La cose stanno davvero così? Possiamo trovare la risposta nel XVII Rapporto di Almalaurea, consorzio interuniversitario a cui aderiscono 72 università, diffuso proprio ieri, basato sulle interviste a 490 mila ragazzi a uno, tre e cinque anni dalla laurea. Ecco i dati: un anno dopo la laurea, lavora il 66 per cento dei laureati triennali e il 70 per cento di quelli quinquennali; dopo cinque anni, indipendentemente dal tipo di corso di studi, l’occupazione sfiora il 90 per cento.
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