Alla fine delle Città Invisibili di Calvino il Kublai Khan si confida malinconico con Marco Polo: le città degli uomini sono destinate all’inferno, a causa della violenza degli uomini e della decadenza delle cose umane. Le costruirono per strappare alla natura il suo dominio e si ritrovarono dominati da se stessi, in un infernale al di qua urbano. Marco Polo, viaggiatore e mercante, le ha viste quelle città e potrebbe dar ragione al Khan, ma egli è anche scrittore e quindi non può fare a meno di sperare, perché sa che l’uomo è capace di aprire spazi sacri in mezzo all’inferno, elevarsi sulla natura e costruire una storia non infernale.
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