ROMA – Si vergognano da morire ma continuano a farlo. Sono tanti gli adolescenti ‘cutters’ che si tagliano per poi nascondere le ferite sotto una felpa, una maglietta troppo lunga o un pantalone. Quelli che riescono a parlarne sono solo la punta di un iceberg. Lo sa bene l’Istituto di Ortofonologia (IdO), che nei suoi sportelli di ascolto psicologico in oltre 70 scuole di Roma e Provincia ha accolto la richiesta di aiuto di 32 adolescenti. Il 70% sono ragazzine dai 12 ai 14 anni, che nella maggioranza dei casi scelgono di ferirsi le braccia con la lametta. Il 19%, uno su cinque, riesce a smettere di tagliarsi, ma solo grazie al supporto degli psicoterapeuti esperti degli sportelli.
FERITE NELLA PELLE, DOLORE NELL’ANIMA – Alla base di tutto c’è tanta solitudine e depressione: “Attaccano il corpo, si feriscono, si strappano i capelli, si grattano e si introducono oggetti sotto le unghie- afferma Magda Di Renzo, responsabile del servizio Terapie dell’IdO- braccia, gambe, addome diventano il ricettacolo delle loro preoccupazioni e delle loro sofferenza. Si sentono soli- continua la psicoterapeuta- e la loro depressione si trasforma in rabbia”.
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L’ha ribloggato su PsicologiaTorino-dott.ssaManuelaVecerae ha commentato:
attaccare il proprio corpo per sfogare un disagio.. il numero di adolescenti che si tagliano, si feriscono, ecc è in aumento.. urge una riflessione