Nel pomeriggio di venerdì 8 agosto i caccia statunitensi hanno cominciato ad attaccare alcune postazioni di artiglieria dello “Stato Islamico” in Iraq, vicino a Erbil, la capitale del Kurdistan Iracheno. Per gli Stati Uniti si tratta della più importante operazione militare in Iraq dal ritiro dei soldati americani nel 2011: l’obiettivo è frenare l’avanzata dai miliziani estremisti sunniti dello “Stato Islamico” in territorio curdo, e le violenze compiute nei confronti delle minoranze etniche dell’Iraq settentrionale, tra cui i cristiani e gli yazidi. Nelle ultime settimane la situazione in Iraq è peggiorata notevolmente e si è complicata molto.
1. Tre stati in uno
Il governo centrale iracheno si trova a Baghdad ed è guidato dal primo ministro sciita Nuri al-Maliki (gli sciiti sono la maggioranza in Iraq). Al-Maliki controlla in pratica solo Baghdad e i territori a sud. Il nord-ovest è finito negli ultimi mesi nelle mani dei miliziani dello “Stato Islamico” – organizzazione prima conosciuta come ISIS – che hanno attaccato una città dopo l’altra avvicinandosi progressivamente alla capitale Baghdad. Nel nord-est del paese invece ci sono i curdi, che governano nella regione autonoma del Kurdistan Iracheno. Questi tre “stati” – li chiamiamo stati perché di fatto esercitano il monopolio della forza all’interno dei rispettivi confini – hanno eserciti/milizie che in questi giorni si stanno scontrando tra loro.
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