Giuseppe intende fare la volontà di Dio e decide, sicuramente con gran dolore, di congedare Maria in segreto. Bisogna meditare su queste parole, per capire quale sia stata la prova che Giuseppe ha dovuto sostenere nei giorni che hanno preceduto la nascita di Gesù. Una prova simile al sacrificio di Abramo, quando Dio gli chiese il figlio Isacco: rinunciare alla cosa più preziosa, alla persona più amata».
Quando Giuseppe ha saputo della gravidanza di Maria, «non si è ostinato a perseguire quel suo progetto di vita, non ha permesso che il rancore gli avvelenasse l’animo, ma è stato pronto a mettersi a disposizione della novità che, in modo sconcertante, gli veniva presentata. E così è diventato ancora più libero e grande. Era un uomo buono, non odiava. Ma quante volte a noi l’odio, l’antipatia, il rancore ci avvelena l’anima. Questo fa male, non permettere mai. Lui è un esempio di quello. Giuseppe, l’uomo fedele e giusto che ha preferito credere al Signore invece di ascoltare le voci del dubbio e dell’orgoglio umano».
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