di Lorena Leonardi
Lo psichiatra Tonino Cantelmi interviene dopo il suicidio della 14enne offesa su Ask.fm: «I ragazzi non distinguono più il sé dalla realtà dei social». Ai genitori: «Rientriamo nella vita dei nostri figli»
Le parole uccidono. A dare ancora una volta ragione all’antico adagio che vuole la lingua più pericolosa della spada, il suicidio
della quattordicenne di Cittadella, nel Padovano, che si è lanciata dal tetto di un albergo dopo essere stata offesa su Ask.fm, un social network lanciato nel 2010 e molto frequentato dagli adolescenti. Piazza virtuale avvolta nella fitta nebbia del completo anonimato, la piattaforma Ask for me, questo il nome completo, consente di porre domande alla community, che poi risponde. E spesso offende, sconfinando nel cosiddetto “cyberbullismo”: una forma di violenza «tecnomediata e feroce la cui potenza ancora non conosciamo. Essere sbeffeggiati e umiliati sui social provoca isolamento e impotenza», spiega Tonino Cantelmi, psicoterapeuta esperto dell’impatto della tecnologia digitale sulla mente umana.
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