
sui giorni del maggio del ’62, Ci scrive Anna Rita Alviani
Furono giorni terribili per tutti. Anche per chi stava dall’altra parte.
E dall’altra parte c’era mio padre: poliziotto. O, come si diceva allora ,”guardia di P.S.”. In quei giorni i miei avrebbero dovuto concludere la compravendita della casa. Una casa a Frosinone.Ma mio padre non fu mai presente. Non c’era quando si dovette andare Frosinone per vedere la casa. Al suo posto c’ero io, una ragazzina di cinque anni,mia madre mi portava con lei. Diceva per non lasciarmi con mia nonna che già doveva badare al mio fratellino, ma , secondo me, per non andare completamente sola.. Mi portò con se anche il giorno che andò dal notaio per stipulare l’atto di acquisto. Anche lì c’ero io e non mio padre, che però, aveva raccomandato alla moglie di intestarsi l’appartamento, tenendolo fuori, perché se gli fosse “successo qualcosa” in quei “giorni terribili” non voleva lasciarla con due bambini piccoli, la successione da pagare, oltre il mutuo a cui avrebbe dovuto far fronte. Erano giovani sposi con due bambini piccoli e i pensieri di morte fecero loro compagnia in un momento in cui avrebbero dovuto avere pensieri di gioia…
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