di GIACOMO GALEAZZI per http://vaticaninsider.lastampa.it/
La rivoluzione copernicana di Francesco. Appena eletto al Soglio di Pietro ha cambiato prospettiva alla Chiesa chiedendo ai fedeli di benedirlo prima di essere lui a benedire loro. Poi alla messa del giovedì santo ha spiegato che i pastori devono avere l’odore delle pecore e all’assemblea Cei ha chiarito che il vescovo deve saper stare alla testa, in mezzo e dietro il suo popolo. E più volte ha ribadito che c’è una sapienza nel gregge che il pastore deve saper cogliere e seguire. Una riedizione, insomma, dell’invito conciliare a leggere i segni dei tempi.
“E così come un gregge non può fare a meno della guida del pastore, un pastore non esiste senza un gregge da pascolare”, ha puntualizzato Bergoglio nella messa a Santa Marta del 15 maggio. “Francesco ce lo aveva detto subito, con quel gesto straordinario di chinare il capo e chiedere la benedizione dei fedeli presenti in piazza San Pietro per la prima apparizione del nuovo Pontefice, il 13 marzo- commenta il vaticanista dell’Agi Salvatore Izzo-.Il suo modo di concepire il pontificato non è quello di un capitano isolato, benchè illuminato e magari coraggioso”.
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Beh il Vescovo di Roma Francesco ha la fissazione di farsi benedire: a Buenos Ayres si fece benedire da pastori eretici protestanti.
Per lui non è una novità.
Poi questo insistere sulla Rivoluzione Copernicana che starebbe operando Bergoglio.
Se la rivoluzione consiste nel portare la croce di legno come a Lampedusa con un senso di totale svilimento della Liturgia, penso che non si tratti di rivoluzione, ma di annientamento della dignità del Papato e di nuova edizione del pauperismo demagogico e populista che a lui piace tanto.
Ma i problemi sono altri al di là della benedizione mediatica: i problemi sono lo IOR e la concezione del Pontificato Romano.
Lo IOR: con questa banca vaticana, per capitali inferiore per esempio a tutte le banche svizzere, la Santa Sede, pur fra errori e qualche raro punto oscuro, ha avuto sempre la più ampia LIBERTA’ FINANZIARIA, non dovendosi piegare ai poteri forti, quelli che ora aspettano dal Vescovo di Roma Francesco lo smantellamento dello IOR.
Con questo smantellamento, anche il Vaticano sarà alla mercè dei grandi potentati finanziari e delle grandi Lobbyes.
Poi la questione del Pontificato Romano: Bergoglio non deve inventare niente: deve solo mettere in pratica quotidianamente il ministero petrino, così come definito INFALLIBILMENTE DAL CONCILIO VATICANO I, dove si statuiscono i poteri reali del Pontefice che ha l’obbligo di conservare senza stravolgimenti quello che non è suo, ma di GESU’ CRISTO, che ha fondato la Sua Chiesa non sul Sinodo dei Vescovi, ma su PIETRO E I SUOI SUCCESSORI.
Stefano, in certi passaggi ha ragione, ma mi sembra di leggere il rimpianto per una Chiesa potente e “dettatrice” della verità. Il Papa deve custodire cose non sue. In particolare deve custodire una fede autentica. Non deve inventare niente ma deve riscoprire i valori, che non sono riti o liturgia vuota (scusate, mi correggo, non vuota ma lontana dal sentire della gente). Lo IOR deve servire a garantire l’autonomia della chiesa, non ad altro. Non a fare profitto come una qualsiasi banca d’affari, non come un centro di potere: occulto e senza controllo. Ben fa il Papa a mettere chiarezza, se non altro perché la verità può solo fare bene. Magari scoprissimo che nello IOR tutto è limpido e santo. Infine il Pontificato Romano… basato su Pietro, un povero pescatore, che si è dimostrato codardo nel momento della prova (consolazione immensa per tutti noi) ma poi, una volta ravveduto , diventato pastore di uomini forte solo della verità. Non ho mai letto che avesse una corte ed un codazzo di servitori, come qualsiasi potente di ogni tempo. Il bisogno di segni e simboli è innato ma diciamolo chiaramente: “abbiamo bisogno di simboli perché la nostra fede è debole”.