di Nicola Nuti

Dicono in Vaticano: “Papa Francesco veste da Domenicano, vive da Francescano, governa da Gesuita”.
A 100 giorni dall’elezione che ha portato il Cardinale “venuto dalla fine del mondo” a dirigere il timone della Chiesa Universale, non potrebbe esserci sintesi migliore per catturare la personalità di questo Pontefice che con il suo stile essenziale, immediato, di rottura degli schemi tradizionali ha sconvolto in poco tempo abitudini consolidate nella Curia Romana. Sollevando attese, entusiasmi e anche già le prime critiche. Che con Bergoglio iniziasse una nuova era, almeno nello stile, è stato chiaro fin dai primi attimi dopo l’elezione.
Nella Sala delle Lacrime, dove è stato accompagnato per indossare le vesti da Pontefice, ha rifiutato cortesemente, ma con fermezza, la mozzetta bordata di ermellino. Al petto si è tenuto stretto la sua Croce di ferro, “la Croce di quando sono diventato Vescovo”, respingendo quella d’oro. Ai piedi Francesco ha conservato le scarpe nere con cui è partito, senza fare ritorno, da Buenos Aires verso Roma. Se vuole sapere che ore sono, Bergoglio dà un’occhiata all’orologio di plastica che porta al polso come chiunque altro e forse non tiene particolarmente nemmeno al suo zucchetto Papale, rivestito in seta, se lo scambia volentieri con quello ben più dozzinale che i fedeli gli porgono in Piazza san Pietro in uno dei tanti gesti inaugurati da Papa Francesco che hanno stupito il mondo, elettrizzato le folle, lasciato emergere le sue straordinarie qualità comunicative e fatto sgranare gli occhi a più di un Prelato incredulo di fronte a un accorciamento così veloce delle distanze.
Già, i gesti, ecco un altro tratto distintivo e altamente simbolico del Bergoglio-style.
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