La terza domanda al papa, sabato 18 maggio, riguardava l’esortazione di Jorge Bergoglio ad essere una chiesa per i poveri. Ecco le sue indicazioni
“Prima di tutto, vivere il Vangelo è il principale contributo che possiamo dare. La Chiesa non è un movimento politico, né una struttura ben organizzata: non è questo. (…) La Chiesa è sale della terra, è luce del mondo, è chiamata a rendere presente nella società il lievito del Regno di Dio e lo fa prima di tutto con la sua testimonianza, la testimonianza dell’amore fraterno, della solidarietà. (…) Quando si sentono alcuni dire che la solidarietà non è un valore, ma è un ‘atteggiamento primario’ che deve sparire … questo non va! (…) I momenti di crisi, come quelli che stiamo vivendo (…), questo momento di crisi, stiamo attenti, non consiste in una crisi soltanto economica; non è una crisi culturale. È una crisi dell’uomo. (…) E ciò che può essere distrutto è l’uomo! Ma l’uomo è immagine di Dio! (…) In questo momento di crisi non possiamo preoccuparci soltanto di noi stessi, chiuderci nella solitudine, nello scoraggiamento (…) Non chiudersi, per favore! Questo è un pericolo: ci chiudiamo nella parrocchia, con gli amici, nel movimento, con coloro con i quali pensiamo le stesse cose… ma sapete che cosa succede? Quando la Chiesa diventa chiusa, si ammala (…) La Chiesa deve uscire da se stessa. Dove? Verso le periferie esistenziali, qualsiasi esse siano, ma uscire. (…) La fede è un incontro con Gesù, e noi dobbiamo fare la stessa cosa che fa Gesù: incontrare gli altri (…). Noi dobbiamo andare all’incontro e dobbiamo creare con la nostra fede una ‘cultura dell’incontro’ (…) dove possiamo parlare anche con quelli che non la pensano come noi, anche con quelli che hanno un’altra fede. (…) Tutti hanno qualcosa in comune con noi: sono immagini di Dio, sono figli di Dio. Andare all’incontro con tutti, senza negoziare la nostra appartenenza. E un altro punto è importante: con i poveri. Se usciamo da noi stessi, troviamo la povertà. (…) Oggi, pensare che tanti bambini non hanno da mangiare non è notizia. Questo è grave (…) Noi non possiamo restare tranquilli! (…) Non possiamo diventare cristiani inamidati, quei cristiani troppo educati, che parlano di cose teologiche mentre prendono il tè, tranquilli. No! Noi dobbiamo diventare cristiani coraggiosi e andare a cercare quelli che sono proprio la carne di Cristo. (…) La povertà, per noi cristiani, non è una categoria sociologica o filosofica o culturale: no, è una categoria teologale. Direi, forse la prima categoria, perché quel Dio, il Figlio di Dio, si è abbassato, si è fatto povero per camminare con noi sulla strada. E questa è la nostra povertà: la povertà della carne di Cristo, la povertà che ci ha portat o il Figlio di Dio con la sua Incarnazione”.
qui il testo completo http://www.vatican.va/holy_father/francesco/speeches/2013/may/documents/papa-francesco_20130518_veglia-pentecoste_it.html
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