“La Civiltà Cattolica” si rinnova non perché cede all’ideologia del “nuovo” ma perché il mondo è cambiato, la sua casa è cambiata. Dunque cambia – spero con eleganza – per essere sempre veramente se stessa.
Pochi giorni fa un nostro lettore che aveva deciso di non rinnovare l’abbonamento ci ha ripensato per «la sensazione di aver acquisito, attraverso La Civiltà Cattolica, una forma mentale più introspettiva e, probabilmente, più umile che – continuava – spero di trasmettere a mio figlio».
Il nostro vero tesoro come rivista della Compagnia di Gesù è questa forma mentische ha la sua radice nella spiritualità di Ignazio di Loyola: una spiritualità umanistica, curiosa e attenta alla ricerca della presenza di Dio nel mondo, che nei secoli ha forgiato santi, intellettuali, scienziati… e anche un Papa. Principio ispiratore di questa spiritualità è un criterio molto semplice: «cercare e trovare Dio in tutte le cose», come scrive sant’Ignazio.
E sin dall’editoriale del primo fascicolo del 1850 la nostra rivista ha interpretato così la propria «cattolicità»: «Una Civiltà cattolica non sarebbe cattolica, cioè universale, se non potesse comporsi con qualunque forma di cosa pubblica».
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