Sedotti dal Papa e dalla grandezza della sua scelta. Tre preti diversissimi tra loro, come don Luigi Ciotti, don Antonio Mazzi e don Fortunato di Noto, accomunati dal lavoro sulla “strada” tra i deboli, gli sbandati nelle curve della vita e le vittime della violenza, non hanno dubbi: quello di Benedetto XVI è stato un «grande, coraggioso gesto d’amore nei confronti della sua Chiesa». Una lezione magistrale. Soprattutto una «scelta profetica», gravida di buone notizie, capace di «provocare cambiamento».
«Questo Papa così timido, che a volte m’è sembrato persino troppo prudente, ci ha presi tutti in contropiede con la sua scelta. È stata una lezione che mi ha graffiato la coscienza e mi ha interrogato a fondo. Il suo annuncio, per certi versi storico, credo sia davvero un segno profetico che cambia e provoca altri cambiamenti. Perché “cambiare” è una forte richiesta del nostro tempo», afferma don Luigi Ciotti. Quello di Benedetto XVI, secondo il presidente dell’associazione Libera, è anche un «richiamo forte alle coscienze di chi ha grandi responsabilità dentro la Chiesa perché le esercitino sempre come un servizio». Ma sottolinea quanto tale gesto abbia rivelato anche «un’intensa solitudine». «Credo che, oggi, ci siano nella Chiesa troppi cenacoli, gruppetti, ringhiere che salvaguardano, ma allontanano chi sta sulla strada», prosegue don Ciotti. «E una Chiesa più preoccupata della sua sopravvivenza che di quella del regno di Dio rischia di sbagliare traiettoria. Il Vangelo chiede più profezia e meno diplomazia. Il cammino di rinnovamento del Concilio, citato proprio pochi giorni fa da Benedetto XVI, deve essere ripreso con forza. Più che di nuove strutture di curia c’è bisogno di testimoni».
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