
di Cosimo Colasanto per http://ilsole24ore.com
Una notizia buona, una meno buona, nella Giornata Mondiale contro l’Aids. “Oggi sappiamo che l’attesa di vita per chi da giovane riceve la diagnosi è mediamente di 50 anni, ma sappiamo anche quella stessa persona ha un’età biologica 10-15 anni più avanzata di un suo coetaneo non sieropositivo”, spiega Andrea Antinori, infettivologo dell’istituto Spallanzani di Roma. È una delle conseguenze di una malattia che ha cambiato volto, ma non identità. Si può invecchiare con questa infezione, che però fa anche invecchiare prima.
La chiamavano la Peste del XX secolo. Adesso che l’Hiv è diventato “controllabile” grazie a farmaci sempre più efficaci, più tollerati, più facili da assumere, sembra quasi che faccia meno paura. Eppure questo nuovo volto del virus, un’infezione “cronicizzata” che dura tutta la vita, ”non deve far dimenticare – continua Antinori – che il virus non è cambiato, ma sono cambiate le condizioni dell’’ospite’ e soprattutto della terapia”. Un’infezione cronica che vuol dire uno stato di attivazione del sistema immunitario continuo e una disfunzione infiammatoria che dura tutta la vita e che mette a dura prova sistema cardiovascolare, reni, fegato.
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