di Andres Beltrano Alvarez per vaticaninsider.lastampa.it
Intervista con il card. Ravasi
I “tradizionalisti” dovrebbero studiare di più il latino perché molti di loro cercano con insistenza di tornare alla liturgia antica, ma ignorano alcuni aspetti fondamentali della lingua ufficiale della Chiesa cattolica. E’ una critica senza sconti quella rivolta dal presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, cardinale Gianfranco Ravasi, a un certo mondo cattolico. Ravasi ribadisce che la Pontificia Accademia della Latinità (appena creata da Benedetto XVI) non rappresenta un ritorno a qualcosa di obsoleto. Istituita lo scorso 10 novembre con la lettera apostolica “Latina Lingua”, la nuova accademia ha uno scopo preciso: «Il supporto di una maggiore conoscenza e di un uso più competente della lingua latina, sia in ambito ecclesiale sia nel più vasto mondo della cultura». In questa intervista con Vatican Insider, lo stesso Ravasi ha spiegato la reale portata di quest’iniziativa.
Qual è il significato della creazione di questa Pontificia Accademia Latinitatis?
«Non vogliamo solo riprendere la grande eredità del passato composta di cultura, letteratura, pensiero, teologia e filosofia in latino, vogliamo riuscire a far tornare il latino nei seminari, per offrire i seminaristi la possibilità di comprendere nel testo originale i documenti fondamentali e, magari, qualche pagina dei padri della Chiesa. D’altra parte, vogliamo anche che nelle scuole di tutti i paesi del mondo si riscopra il latino, perche permette di comprendere la cultura contemporanea, perché la sua struttura (anche nota nei suoi aspetti basilari) è un aiuto per “pensare” bene».
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