Politiche familiari, il punto


di Pier Luigi Fornari per www.avvenire.it

A circa metà strada del go­verno delle amministrazio­ni regionali elette nel 2010, il Forum delle famiglie ha voluto fo­tografare lo stato delle politiche per genitori & figli, cioè quante delle promesse fatte in favore della fami­glia sono state sin qui realizzate. Pri­ma delle elezioni, infatti, era stato predisposto un manifesto, sotto­scritto da oltre 400 candidati, mol­ti dei quali sono stati poi eletti, com­presi otto presidenti (quelli di Cam­pania, Piemonte, Basilicata, Lom­bardia, Lazio, Toscana, Calabria e Marche). Adesso è il momento di tracciare un primo bilancio pren­dendo in esame tutte e 20 le ammi­nistrazioni, anche quelle che non sono state elette nel 2010.
Il Forum delle famiglie non vuole da­re voti definitivi, perché è consape­vole che si tratta di una valutazione a metà del cammino che le regioni dovranno percorrere, e le faccine ap­poste su ognuna di esse nella map­pa in questa pagina sono più che al­tro una verifica della rotta intrapre­sa in materia di politiche familiari. Sono 7 (3 centrode­stra, 3 centrosinistra, 1 retta da coalizioni locali) e quasi tutte al Nord le regioni i­taliane ‘sorridenti’ e rappresentate in un bel verde che fa sperare ( Valle d’Ao­sta, Piemonte, Lom­bardia, Emilia Ro­magna, Marche, Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Giu­lia). Sono scorag­gianti invece le fac­cine rosse di Calabria, Campania, Molise e Sicilia, per le quali Simone Pillon, componente del direttivo del Forum nazionale e presidente di quello dell’Umbria, chiede «un deci­so cambio di marcia». Facce gialle in­terlocutorie per le altre nove regioni, spesso ingenerate da dibattiti ideo­logici là dove governa il centrosinistra (Liguria, Umbria, Puglia, Toscana), da inerzie istituzionali (Abruzzo, Ba­silicata, Sardegna, Veneto) o da bru­sche chiusure di legislatura (Lazio).
«Siamo aperti al dialogo con tutti – precisa il presidente del Forum, Fran­cesco Belletti – affinché si imbocchi una strada virtuosa, per questo sia­mo sempre pronti a dare il nostro contributo». Pillon ha lanciato l’al­larme sul fatto che in diverse regioni si sta iniziando a erodere il principio costituzionale del matrimonio (Um­bria e Liguria). Numerose regioni in­fatti stanno sostanzialmente appog­giando forme light di ‘famiglia’. An­che in regioni virtuose come la Valle d’Aosta il termine di riferimento ri­sulta quello delle ‘famiglie anagrafi­che’, a detrimento della famiglia na­turale (e costituzionale). In totale sono stati esaminati 1038 provvedimenti, di cui 220 delibera­tivi (i rimanenti sono di indirizzo o di controllo). Quelli relativi al so­ciale sono 466, sintomo del perma­nere di politiche non esplicitamen­te dedicate alla famiglia. La conci­liazione famiglia-lavoro è l’ambito che ha ricevuto meno provvedi­menti (69). In ben 4 regioni non vi sono riferimenti di sorta a modifi­che al tema centrale della rimodu­lazione del sistema fiscale, anche se si registrano alcune iniziative vir­tuose (Lombardia con il ‘Fattore Fa­miglia’, Valle d’Aosta con l’Irsee, E­milia Romagna col tentativo di ‘Fat­tore Parma’ e Lazio col cantiere di ‘Fattore Lazio’). In ben 3 regioni non vi sono neppure atti di indiriz­zo a tutela della vita umana. La regione più produttiva è stata il Piemonte con 111 atti, quella meno attiva la Campania con appena 6 at­ti, anche se tutti deliberativi. Man­cano quasi ovunque (a eccezione di Liguria e forse Lombardia) politiche di sostegno alle coppie in crisi e alla friabilità coniugale.
Sul piano della tutela della vita uma­na il dibattito è spesso centrato su questioni relative all’obiezione di co­scienza oppure all’aborto volontario. Mancano quasi ovunque politiche di ampio respiro finalizzate al sostegno alla natalità, manca qualsiasi strate­gia sia locale sia, purtroppo, nazio­nale per arginare l’inverno demo­grafico, fatta eccezione forse per il progetto Nasko della Regione Lom­bardia (peraltro appena archiviato). Il tema dell’educazione è quasi sem­pre affrontato per la prima infanzia; mancano provvedi­menti di largo respi­ro relativi alla for­mazione professio­nale, teoricamente demandata proprio alle regioni. Stenta­no poi a decollare politiche familiari organiche, finora portate avanti solo in alcune regioni (Lombardia e poche altre). Le politiche di sostegno alla disabi­lità appaiono spesso disgiunte dalla visione familiare.
«Un’occhiata alla carta geografica – ha concluso Pillon – ci racconta di grandi difformità territoriali: un Nord virtuoso, indipendentemen­te dal colore politico, un Centro ge­neralmente ‘in cammino’ ma an­cora con tante cose da fare, e un Sud che arranca notevolmente». L’assessore alla famiglia del Lazio, Al­do Forte, presente in rappresen­tanza della Conferenza delle Re­gioni, ha lamentato che gli inter­venti soffrono «di un’eccessiva frammentazione, che spesso ren­de difficile ogni tipo di valutazio­ne dell’effettivo impatto». Questo, a suo giudizio, è «il dato più signi­ficativo che emerge dall’indagine del Forum. Ed è questa la criticità sulla quale come Conferenza del­le Regioni stiamo chiedendo al go­verno di intervenire, a comincia­re dalla questione finanziaria». Forte ha indicato anche la via di una definizione valida per tutta la penisola di «livelli essenziali delle prestazioni sociali».


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