di don Luca Peyron
Parlando con alcuni amici di corsi in preparazione al matrimonio che si tengono in altre parrocchie, mi dicono che da loro, al termine, si fa una specie di valutazione del “prodotto”: le coppie partecipanti, liberamente ed in forma anonima, raccontano che cosa li ha aiutati di più. Con sorpresa mi si dice che il “pippozzo” del loro parroco, molto deciso, senza mezzi termini ed incisivo, sulla fedeltà, indissolubilità etc. è la serata considerata migliore.
Leggo e sento segnali analoghi in altri ambiti in giro e faccio con voi una considerazione: le minestre annacquate non piacciono alle nuove generazioni. Chi viene a sentir parlare di fede e sacramenti vuole che gli si parli di Dio, con tutta la chiarezza, schiettezza e veracità possibile. Senza tutta questa gradualità e pre evangelizzazione e cautele di cui spesso sento dire e su cui mi sono interrogato parecchio.
Forse dovremmo smettere di pensare che l’accoglienza delle persone passi dal decidere cosa possono o non possono capire, cosa vogliano o non vogliano ascoltare. Beati noi se, con amore e con il sorriso, racconteremo tutta la ruvida bellezza di seguire il Risorto crocifisso!
Scopri di più da Pietroalviti's Weblog
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.

Lascia un commento