Lo incontrai a Molfetta, nell’aula magna del seminario maggiore di Molfetta. Ero andato per parlare all’assemblea diocesana dell’Azione Cattolica ed arrivai che c’era questo prete che teneva la meditazione. La ricordo ancora oggi: mi colpì per le sua essenzialità e per la capacità di cogliere gli elementi salvifici della Parola. Parlava di Giona e del suo rapporto con il mare, nella cultura ebraica il luogo da cui sarebbero venuti i mostri, il Leviathan, capace di divorare il mondo: Giona era inghiottito dal pesce ma grazie alla sua accettazione del piano di Dio per lui veniva ributtato fuori dopo tre giorni, per convertire i Niniviti. Alla fine della meditazione, prima della relazione, gli amici dell’Ac di Molfetta me lo presentarono: era il loro vescovo, mons. Tonino Bello. Tranne una piccola croce di legno, un tau francescano se ricordo bene, non aveva altro che lo facesse riconoscere come tale: ne ricavai un’impressione straordinaria, poi confermata dalle tante cose che ho letto di lui e dalle sue tante meditazioni che la sua diocesi ha fatto conoscere al mondo. Moriva, in concetto di santità il 20 aprile del 1993: avevo fatto appena in tempo a conoscerlo.

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