Claudia Marsulli, già studentessa al Liceo di Ceccano, ha vinto il premio Paola Bora per gli studi di genere nelle lettere. Qualche mese fa aveva vinto il premio Zanotti dell’Università di Milano e sta per pubblicare il saggio Mistica eccentrica, con il sottotitolo la scrittura di Teresa d’Avila attraverso una prospettiva di genere, per la collana Teologhe Teologie dell’editrice Nerbini . Le abbiamo chiesto di raccontarci le sue emozioni davanti a tanti riconoscimenti per il suo lavoro di ricercatrice e di studiosa. Stavolta la notizia è arrivata davvero inaspettata. Il premio Paola Bora (alla sua seconda edizione) è molto prestigioso e viene assegnato da una commissione composta da rappresentanti della Casa delle donne di Pisa, della Scuola Normale Superiore, dell’Università di Pisa e della Sant’Anna, della Società Italiana delle Storiche, della Società Italiana delle Letterate ed esperte/i in studi di genere nelle discipline umanistiche. Inutile dire la mia sorpresa e gioia nel leggere il messaggio inviatomi dalla rappresentante della giuria. Così ho cominciato a pensare che mi sarebbe piaciuto fare qualcosa di questo lavoro, che mi era rimasto nel cuore e nella mente ancora prima di valermi importanti riconoscimenti. Magari continuare la ricerca, a latere del mio lavoro di dottorato, ma anche metterlo in comunicazione, trasformandolo in un’occasione di dialogo. L’esperienza dell’insegnamento mi ha dato tanto: quello della scuola, è un mondo che ricordo con nostalgia e sul quale continuo a riflettere. Credo che le/gli studenti abbiano cose preziose da insegnare alle persone adulte, ai docenti e alle docenti di ogni grado, e che la scuola e l’accademia debbano arricchirsi vicendevolmente. Per questo motivo mi piacerebbe tornare nei luoghi che ho abitato da studente e che mi hanno formata: questo è già successo con La Sapienza, dove adesso faccio un dottorato di ricerca; anche al Liceo di Ceccano, però, devo sempre tanto. Lì è nata la mia passione per la ricerca, che non è sinonimo di studio: lo studio è una sua parte, la ricerca è creatività, esercizio di un occhio critico, un modo di stare al mondo ponendo sempre domande – anche le più scomode. Voglio restituire un pezzettino di questa inquieta gioia.

Le ragazze e i ragazzi non mentono: se una cosa ha valore interessa, altrimenti no. Loro sono la giuria più impietosa che conosca! Per questo dico che il dialogo con loro è prezioso. Possiamo partire da qui!
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