Il virus passerà, che non passi la sua dolorosa lezione


di Luigino Bruni

La vita delle persone è cambiata

Stiamo vivendo un forte momento di sospensione che da un lato all’altro del mondo ci sta accomunando tutti. Qui in Italia la situazione è particolarmente critica e ancora non si può prevedere quando si potrà tornare alla normalità. La situazione non è meno grave in Cina, in Corea e in Iran e in diversi Paesi europei la situazione sta peggiorando giorno dopo giorno. 
La vita delle persone è cambiata: le scuole e le università sono chiuse, le aziende fanno praticare ai dipendenti lo smart-working e si lavora da casa, le metropolitane, i treni, gli aerei sono vuoti. Persino le stazioni di servizio autostradali sono deserte: chi viaggia si sposta evitando di fermarsi per non incorrere in situazioni di possibile contagio. Gli ospedali in certe regioni sono al limite delle loro possibilità.

Anche le aziende oggi stanno soffrendo e non solo quelle legate al turismo che hanno visto la cancellazione quasi completa delle presenze.

Una immensa impotenza

[Sperimentiamo] una immensa impotenza. Abbiamo messo in piedi un sistema economico estremamente vulnerabile. Niente come un virus mostra che il re capitalista è nudo. Come sapeva già Keynes i piedi di argilla del capitalismo sono i sentimenti e le emozioni della gente. I grandi strumenti, i potentissimi mezzi dell’economia e della finanza oggi non possono nulla.

La mano invisibile si è totalmente inaridita e le voci dei suoi paladini zittite.

Se non avessimo salvato qualche residuo del vecchio stato sociale, massacrato dagli amanti delle mani invisibili, saremmo già stati spazzati via da un invisibile parassita.

Il ‘male comune’ fa riscoprire il ‘bene comune’

Ci voleva l’invisibile agli occhi per costringerci ad una quaresima capitalista che i mercati non avrebbero mai fatto spontaneamente, nonostante Greta (è molto bella l’immunità di teens e bambini). Ci voleva un ‘male comune’ per dirci cosa è il dimenticato e deriso ‘bene comune’.

Il virus passerà, che non passi la sua dolorosa lezione. E intanto i cinesi son tornati a riveder le stelle, per uno shabbat forzato da inquinamento. Ciò che non facciamo per amore ogni tanto lo facciamo per dolore.”

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