di Gennaro Matino
Oggi non parliamo della morte perché o non crediamo nella vita oltre la vita o non abbiamo il coraggio della vita fatta perfino di quotidiana morte e pensiamo di sfuggirla nascondendola a noi stessi. I nostri ragazzi non sono attrezzati alla verità, sono fragili, esposti al rischio di una evidenza taciuta, costretti a crescere da soli senza un mondo di adulti che si prenda la responsabilità di essere adulto. Non conoscono la morte e proprio perché non la conoscono la sfidano quotidianamente, la provocano, la mettono in condizione di agire nei loro videogames, nei loro incubi, negli sballi del sabato sera. Abbiamo smontato la morte dal nostro vocabolario come se fosse un fatto che non ci riguarda, l’abbiamo anestetizzata pensando che la scienza sia sempre capace di dare le risposte che ci servono per detronizzarla.
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