di Annachiare Valle
Innanzitutto c’è il silenzio. Perché, come scrive il rabbino Abraham Skorka, che accompagna discretamente Bergoglio in questa visita, «quando il dolore è grande il grido resta soffocato nella gola». Papa Francesco arriva ad Auschwitz – dove furono sterminati più di un milione e 100 mila persone (circa 75 mila polacchi) – e si ferma, quasi immobile, sulla sedia che gli hanno preparato. Gli occhi chiusi, il cuore in preghiera. Lo aveva detto sull’aereo di ritorno dal viaggio in Armenia: «Io vorrei andare in quel posto di orrore senza discorsi, senza gente, soltanto i pochi necessari… Ma i giornalisti è sicuro che ci saranno!… Ma senza salutare questo, questo… No, no. Da solo, entrare, pregare… E che il Signore mi dia la grazia di piangere».
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