di Gianni Valente
«Pensando al prossimo papa: un uomo che, dalla contemplazione di Gesù Cristo, e dalla adorazione di Gesù Cristo, aiuti la Chiesa a uscire da sé, verso le periferie esistenziali». C’era anche questo memento per il papa prossimo venturo nel discorso di pochi minuti che il cardinale Jorge Mario Bergoglio pronunciò davanti agli altri porporati, lasciandoli ammutoliti, negli incontri con cui il Collegio cardinalizio si preparava al conclave del marzo 2013. Nel breve intervento il porporato argentino aveva prefigurato il volto di una Chiesa «chiamata a uscire da se stessa, e andare verso le periferie. Non solo quelle geografiche, ma anche le periferie esistenziali: quelle del mistero del peccato, quelle del dolore, quelle dell’ingiustizia, quelle dell’ignoranza e dell’indifferenza religiosa, quelle del pensiero, quelle di ogni miseria». Da quel conclave, Bergoglio uscì come papa Francesco.
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