In questi ultimi giorni i miei figli mi hanno vista più spesso al PC per seguire gli streaming delle conferenze stampa che fisicamente “presente” o più spesso sentita su whatsapp mentre ero in treno o a Roma. Di tanto in tanto provavo a fare qualche resoconto e domenica scorsa uno di loro mi ha chiesto a bruciapelo: perché questo Sinodo era tanto importante? Tre settimane per dire che cosa?
Raccolgo la sfida, tentando di non “cadere nella facile ripetizione di ciò che è indiscutibile o già detto”, o di usare “un linguaggio arcaico o semplicemente non comprensibile” (dal discorso conclusivo di papa Francesco da cui traggo i virgolettati). In 9 punti.
1) La Chiesa di papa Francesco ama gli uomini e le donne d’oggi, con i loro pregi (la loro ricerca di libertà e credibilità) e con i loro difetti (l’individualismo e la mancanza di progettualità in cui spesso si arenano le relazioni tra le persone); e così anche le famiglie. Nella Chiesa ci sono però anche i nostalgici, coloro cioè che volgono lo sguardo al passato, immaginandolo come un paradiso perduto e pensando di spingere le lancette dell’orologio indietro a suon di battaglie e di slogan.
2) Il Sinodo non si è scandalizzato sul fatto che c’era disaccordo ma ha lavorato intensamente per arrivare a una convergenza, un’arte che occorre saper esercitare con pazienza (e saggezza): il che significa da un lato che è meglio un buon accordo generale che una sconfitta su alcuni aspetti specifici; e dall’altro che occorre tempo. Ma oggi siamo tutti un po’ insofferenti.
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